Cemento. Campioni del cemento. La provincia Etnea saccheggiata dalla “speculazione” edilizia. Cambiare passo e’ necessario e non rinviabile.
Ciò contribuisce a posizionare la Sicilia tra le regioni più cementificate d’Italia, classificandola con i suoi +400 ettari di terreno cementificati tra il 2019 e il 2020, al settimo posto dopo Lombardia (+765 ettari), Veneto (+682), Puglia (+493), Piemonte (+439), Lazio (+431) ed Emilia Romagna (+425).
Nello specifico lo scorso anno la città di Catania ha cementificato più di 34 ettari di suolo (quasi sei volte la Villa Bellini, per intenderci), seguita da Mineo (+9 ettari), Paternò (+8,2), Castiglione di Sicilia (+7,5) e Randazzo (+5,3).
In percentuale, rispetto alla superficie comunale, il titolo di “Città del cemento” resta saldamente in mano a Gravina, dove risulta impermeabilizzato al 31 dicembre 2020 il 50,3% del territorio. Seguono Sant’Agata li Battiati con il 47,1%, Aci Bonaccorsi con il 41,7%, San Giovanni la Punta con il 41,1%, Tremestieri e Mascalucia “ex aequo” con il 37,4%, San Gregorio (34,5%), Aci Catena (32,5%), Aci Castello (32,3%) Aci Sant’Antonio (28,7%) e Catania appena fuori dalla top ten con 28,7% ettari di cemento. La speculazione edilizia continua a farla da padrona nella nostra realtà, grazie anche a strumenti urbanistici che non proteggono il territorio. Serve davvero cambiare rotta. Ci riusciremo noi “etnei” a cambiare rotta, a salvaguardare il territorio e a riqualificare il patrimonio edilizio esistente, riqualificandolo anche rispetto alle brutture prodotte negli anni settanta?